Il ricino

IL RICINO

Con foglie sovradimensionate dall’aspetto tropicale e bizzarri baccelli di semi, il ricino è un’aggiunta esotica al giardino ornamentale. Unico membro del genere, Ricinus communis fa parte della famiglia delle euforbiacee (Euphorbiaceae). La parola ricinus viene dal latino e indicava “zecca”, usata per il nome di questa pianta a causa della somiglianza superficiale dei semi con una particolare specie di zecca europea. Il ricino è originario dell’Africa tropicale orientale intorno all’Etiopia, ma si è naturalizzato nelle aree tropicali e subtropicali di tutto il mondo per diventare un’erbaccia in molti luoghi, compreso il sud-ovest degli Stati Uniti. Le piante si trovano tipicamente in terreni umidi e ben drenati in aree non disturbate, come lungo i letti dei fiumi e i bordi delle strade, e nei campi incolti o ai bordi delle terre coltivate.

Il ricino è un grande arbusto erbaceo, semilegnoso sempreverde e può raggiungere le dimensioni di un albero. Questa robusta e tenera pianta perenne può crescere fino a 10 metri di altezza, sviluppando steli legnosi in pochi anni nei climi senza gelo. Questa pianta a crescita rapida tende a crescere dritta all’inizio, sviluppando i rami più tardi nella stagione per formare un arbusto ben proporzionato con steli robusti e una chioma densa. La pianta non sopravvive quando la temperatura scende sotto lo 0°. A differenza di molti membri della famiglia delle euforbiacee, questa pianta non ha una linfa lattiginosa, ma una linfa acquosa.

Le foglie alterne, a forma di stella su lunghi piccioli, possono crescere oltre i 2 metri e mezzo di larghezza. Ogni foglia palmate ha da 5 a 11 lobi profondamente incisi, con bordi seghettati e vene centrali prominenti. La specie ha foglie verdi lucide, ma le selezioni coltivate possono avere foglie nero-violacee, rosso scuro-metallico, verde bronzo o marrone, o foglie verde brillante con venature bianche

Il ricino è una pianta monoica, quindi ha organi riproduttivi sia maschili che femminili nella stessa pianta, ma in fiori separati. Il ricino mostra fiori maschili con stami di colore giallo-verde e fiori femminili con stigmi rossi. Questi fiori sono entrambi presenti su un’infiorescenza a pannocchia che si trova nella parte apicale del fusto. I frutti sono delle capsule spinose che, a maturazione, si aprono, e lasciano cadere tre semi appiattiti, molto grandi (circa 1 cm di diametro), striati, lucidi e di una colorazione bordeaux molto simili ai fagioli borlotti. La disseminazione avviene ad opera di insetti, in particolar modo tramite le formiche, ma il ricino è molto resistente agli insetti nocivi – oltre che alle malattie -, e allontana le talpe e le zanzare.

I semi racchiudono dal 49 all’85% di olio e il 20% di proteine, ma sono ricchi anche di una fitotossina molto velenosa, la ricina. La ricina è una proteina tossica, è una delle tossine più letali che siano mai state scoperte, infatti una singola molecola di ricina può uccidere un’intera cellula.

https://www.pianetachimica.it/mol_mese/mol_mese_2013/05_Ricina/Ricina.htm

La ricina, tuttavia, è insolubile nell’olio, per cui, quando questo viene estratto dai semi mediante spremitura a freddo, essa rimane nel panello di pressatura e non si mischia con l’olio, che, infatti, non la contiene.

L’estrazione

Quando si parla di olio di semi non basta specificare il tipo di seme (ricino, mandorle, girasole), ma è importante sapere, che tipo di estrazione (e di raffinazione) è stata utilizzata. Infatti, le specifiche caratteristiche organolettiche vengono conservate al cento per cento solo con la spremitura meccanica, mentre si disperdono in quella chimica tramite utilizzo di solventi. Vediamo quali sono le principali differenze.

ll processo completo di estrazione dell’olio di ricino consiste in due fasi : la prima si concentra sulla procedura di pressatura a freddo e la seconda sul riscaldamento di tutte le sostanze presenti nei semi.

Dai sottoprodotti della produzione dell’olio di ricino si ricava una sostanza tossica e molto pericolosa, la ricina, che però può provocare intossicazioni anche letali e non deve essere assolutamente nè inalata nè ingerita.

https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2211419X20300550

ESTRAZIONE MECCANICA

Dall’estrazione meccanica a freddo, attraverso apposite presse, si ottiene l’olio di semi indicato in etichetta come “di prima pressione o spremitura”, che non viene secondariamente raffinato e permette di mantenere inalterate le proprietà nutritive: vitamine, sali minerali e acidi grassi polinsaturi. Esistono anche l’estrazione meccanica con spremitura a caldo o di seconda spremitura, destinati poi nell’agricoltura biologica a un tipo di raffinazione “alternativa” e più naturale. Purtroppo i vari tipi di olio di semi ottenuti in questo modo sono poco conosciuti e difficili da trovare sul mercato: l’estrazione meccanica è un tipo di lavorazione usata (obbligatoriamente per ottenere la certificazione dell’olio bio) quasi esclusivamente nell’agricoltura biologica.

ESTRAZIONE CHIMICA

Si tratta di un processo che utilizza solventi organici e alte temperature, molto comune nell’industria alimentare per rendere gli oli vegetali più stabili, conservabili a lungo e maggiormente “adatti” allo scopo, dal punto di vista della consistenza, del colore e dell’odore. Questo tipo di estrazione, a cui seguono varie fasi di raffinazione, comporta la perdita di gran parte del patrimonio nutritivo del seme, oltre a contribuire alla formazione di acidi grassi trans, considerati potenzialmente nocivi per la salute (ma presenti per natura anche in alcuni alimenti, come certi formaggi o tipi di carne. Chiariti questi aspetti legati alla lavorazione, non ci rimane che analizzare i principali tipi di olio di semi e le loro caratteristiche.